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Sanremo 2021

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Post musicale

Le mie considerazioni da addetta ai lavori.
Questo è il mio solito post serio che poi salverò come sempre sul mio blog.

Sono considerazioni sparse. E a pezzi. Difficile fare un discorso complessivo secondo me soprattutto quest’anno perché nulla è stato come prima pur nello sforzo di farlo sembrare.

Partirei da qui. La Rai ha fatto degli sforzi organizzativi incredibili. E tutto quello che è però Sanremo e che in qualche modo si traduce sul palco non è stato possibile. Quindi lo sforzo è stato ancor più da segnalare.

L’errore però è stato pensare a 26 concorrenti. Troppi. Troppo uno spettacolo di cinque ore al giorno se non hai ospiti credibili e se l’unica cosa che riesci a fare è invitare altri ospiti musicali. Tutti italiani tutte vecchie glorie o quasi. E in più Fiorello in stile villaggio turistico che come gli ha fatto notare la Vanoni era lì solo a cantare in mezzo a tanti altri cantanti.

Detto questo secondo me ce l’hanno fatta lo stesso. È come se Sanremo vivesse a prescindere. È un meccanismo che vive di vita propria. Come una partita di pallone. Chi gioca l’arbitro i tifosi sugli spalti chi segue da casa i telecronisti i commentatori xhe dicono minchiate radio e tv private. Fa impressione sentire gli allenatori che strillano ora sul campo a stadio vuoto, vero?

Non deve essere stato facile. Ma Sanremo ha bisogno anche di chi si riunisce a casa e fa i pronostici chi prende in giro gli abiti chi inventa polemiche e i plagi e le stupidaggini. Qualcosa è mancato ma ha comunque funzionato.

È un carrozzone nazionale. Un fenomeno di costume. Che diverte belli e brutti e soprattutto chi non lo vede o si indigna.

E poi ci sta la musica. Quest’anno è stata una edizione scarsa? Pure quella dello scorso anno dove alla fine è rimasto poco più che il brano di Diodato e il piccolo gioiello di Tosca e Cantarelli.

A sentire bene qualcosa c’era quest’anno. Pochissimo. Il solito poco coraggio, l’idea che se vai a Sanremo devi portare l’orecchiabile il radiofonico e l’amore o al massimo l’introspezione all’amatriciana. Così abbiamo visto snaturarsi Avincola, fino a farsi prendere in giro da tutto il web, lui che era un duro e puro. Abbiamo scoperto i coma_cose propensi a portare un poppettino misero che forse funzionerà ma che li ha fatti somigliare più ad Al Bano e Romina che a loro stessi. E poi Fulminacci, vincitore della targa Tenco, in quota canzone d’autore due punto zero, portare una canzone povera, anonima e mal cantata.

Sanremo è un palco difficile. Me lo spiegava una volta in una intervista il Maestro Reverberi. Ma se andate a sentire le vecchie esibizioni a Sanremo, erano impeccabili. E lo abbiamo visto bene con gli ospiti vecchie glorie invitate sul palco. Allora esiste un problema. Non si possono prendere come big dei ragazzetti con le visualizzazioni. Devono avere almeno dei Live nella loro storia, altrimenti inventate per loro una sezione a parte. I MANESKIN che di palchi ne macinano da quando erano bambini o poco più – dite quello che volete – ma sul palco ci sanno stare. Non importa quanto sia autentica la loro trasgressione. Conta ciò che è arrivato: hanno vinto al televoto. Piacciono ai ragazzi.

Quindi ai ragazzi non piace solo la trap. L’anno scorso avevamo deciso che era così e se non lo capivi dovevi ritirarti. Perché vecchio.

Casomai sarebbe interessante capire perché a Sanremo le cose arrivano sempre in ritardo e in confezione UPIM e offerta speciale, tranne casi ed exploit straordinari perché poi esiste il talento puro. E quello va oltre ogni cosa.

Ho trovato molto brava Madame. E senza autotune avrebbe avuto più riscontri. E il testo sarebbe stato messo più in evidenza. Ha meritato il premio bardotti ma molti si sono meravigliati perché non lo avevano nemmeno capito. Io mi ci sono messa di punta. Madame ha portato un testo bellissimo. Anche più bello di quello di willie Peyote. Che per chi scrive meritava la vittoria. E al secondo posto la Rappresentante di Lista. Al secondo perché loro sono dei fuoriclasse assoluti e io amo la loro canzone. Ma il testo pur funzionando e rimanendo in testa, è fragile e per una che si occupa di canzone d’autore questo conta.

Colapesce e Di Martino hanno portato un pezzo vecchio per struttura e forse per questo ci piace e condividiamo molto il testo, ancora meglio potremmo dire che lo sentiamo nostro. Ma la loro interpretazione è stata insufficiente. Non so se dipende dal timbro delle voci, da una intesa non perfetta (troppa emozione? In fondo lavorano insieme da un po’), ma, insomma, sul palco non decollavano. Sappiamo però che sarà il tormentone dei prossimi mesi e lo canteremo con soddisfazione. Gli EXTRALISCIO hanno rappresentato o dovevano rappresentare la quota “Elio” così come Orietta Berti doveva rappresentare la quota Villa Arzilla per far ridere a casa. E invece i primi non sono all’altezza, per quanto bravi, della genialità di Elio e Orietta ha dato una lezione di canto. A tutti.

Forse pure a noi che per prenderla un po’ in giro ci siamo dovuti attaccare agli errori fatti fuori dal palco.

Per il resto mi pare che resti da dire che alle donne vengono sempre date canzoni non all’altezza: la canzone di Malika nessuno l’ha capita, ARISA che è una fuoriclasse aveva un pezzo inadatto, Noemi non pervenuta e Annalisa cantava qualcosa che probabilmente lei stessa non aveva ben compreso. Una parola la voglio però dire su Gaia: aveva un pezzo davvero inascoltabile. Ma l’emozione durante i duetti mentre cantava Tenco guardando quella dea francese Lous in the Yakuza non la scorderò. Emozionante.

Io penso (e spero) che la ragazza si farà anche se ha le scarpe strette. E qualche piuma di troppo sul vestito.

Invece bisognerà prima o poi affrontare il problema femminile in questi contesti e forse in tutti i contesti ancora. Battute, luoghi comuni, gaffes e preponderanza maschile ovunque, per non parlare del cattolicesimo benpensante fatto tutto in stile carnevale prima della quaresima: non lo si supera certo con le ospiti, malgrado la grazia e la forza di Elodie (neanche la Botteri è stata alla sua altezza, sulla Palombelli meglio tacere e sulle altre, Matilda compresa, non vi è un granché da dire).
Così come la trasgressione modello Achille Lauro non smuove nulla verso direzioni di eguaglianza sociale, sessuale, di genere, etnia, penne e paillettes.

Per la rivoluzione dovremo aspettare il prossimo anno.

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