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Fare la cosa giusta

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Insomma!

A quanto pare questo governo pd-movimento cinque stelle e qualcun altro in appoggio si farà. E si prefissa di arrivare a fine legislatura. Nessun contratto, nessun governo doppio ma un’alleanza sulla base di un programma.

Ho molte cose da dire. Parto da quelle brutte. Che non sono poche e che sappiamo tutti. Ma di cui dobbiamo tutti tenere conto.

Stavo sentendo le parole di Di Maio: è vero che in politica sembra vincere sempre chi dichiara di non sbagliare mai. Ma in questa era spregiudicata, Di Maio ha rivendicato tutto del vecchio governo. Comprese le politiche sulle migrazioni, così odiose. E soprattutto ha detto ancora una volta che non esistono destra e sinistra, ma soluzioni.

Così dicendo sembra ignorare – davvero è possibile? – che non esiste una sola soluzione ad un problema. E che la scelta della soluzione dipende da come concepisci il mondo e il suo bene. E come pensi che lo Stato debba intervenire nella vita sociale, economica e culturale di un Paese. Insomma: dopo tutti questi anni non hanno ancora capito che questa è la Destra e questa è la Sinistra.

Oppure lo sanno. Lo sanno perfettamente. Certo – dall’altra parte – non possiamo dimenticare un altro spregiudicato – un altro “erede”, seppur solo virtuale, della cultura politica dell’era berlusconiana – e naturalmente sto parlando di Renzi. Del suo attaccamento al potere, dei suoi piani in realtà così scoperti. Uno che ha mostrato un’arroganza simile a quella dimostrata da Salvini in questo anno. L’ha mostrata durante il suo governo giudicato odioso proprio dalla parte politica che in realtà avrebbe dovuto rappresentare. L’ha mostrata con quella riforma costituzionale scellerata innanzitutto per i metodi con cui venne approvata, con le opposizioni fuori dall’aula. E scellerata per la presunzione di trasformarla in un plebiscito su di sé. Si trattava della nostra Costituzione. Di una cosa che riguardava tutti gli italiani, comunque la pensassero. E poi c’è stato il jobs act. Quello su cui il mio avvocato del lavoro (una luminare del settore, non una mezza calzetta) disse: “in confronto le politiche di Berlusconi erano calcetti sugli stinchi al lavoratore”. Infine la distruzione del principio sotteso all’articolo 18. Simbolicamente Renzi ha distrutto quello che Berlusconi aveva tentato di massacrare per venti anni.

Ci è riuscito perché in quei venti anni di Berlusconi un’intera generazione è cresciuta dentro ad una cultura – che per sintesi chiamerò televisiva – fatta di urla, di perdita di ogni pudore, di odio, di vuotezza, di risa sguaiate, di testa sotto la sabbia e culo scoperto. Di cosce di fuori. La spregiudicatezza che diventava lezione di marketing. Dell’individualismo godereccio. Mentre una nuova povertà cresceva forte e arrabbiata, incattivita dalla perdita di ogni riferimento. Egoista. Cattiva. In “Delitto e Castigo” si spiega bene la differenza tra povertà e miseria. Andate a cercare il passaggio: è illuminante.

E così la povertà ha dignità e un sistema di valori. Ed erano i nostri. La miseria è immorale, cattiva, razzista; è quella degli animali soli feriti e abbandonati che si scatenano urlando e dilaniando la preda.

La nuova generazione – cresciuta nella crisi da una parte e dall’altra in una Europa che proprio nei giovani mostra il suo lato migliore – per fortuna non è così.

Ma c’è bisogno di tempo.

Intanto noi dobbiamo tenerci i frutti dello scempio. Fatto di innamoramenti coatti degli elettori (in tutti i sensi che vogliamo dare al termine) per personaggi davvero inquietanti. Grillo Renzi Salvini … quali che siano stati i messaggi lanciati sono il frutto di quel mondo. Di quel modo, di quella pratica. Il voto italiano si sposta in massa come uno sciame di api. Alla ricerca di non si sa bene che. Di qualcuno che riempia il frigo, compri un telefono ai figli e tolga le cartelle esattoriali. Perché esiste un pezzo di Italia che vive sommersa: non può più pagare le tasse e quindi sceglie il nero, l’invisibilità e la disperazione. Altro che Ottanta euro e redditi di cittadinanza! E il patto sociale? Lo Stato che dovrebbe aiutare e proteggere e ancora favorire, diventa nemico, cattivo e minaccioso. E allora tutti dietro a chi indica un facile nemico, a chi propone uno Stato che riesce a fare pure di peggio che perseguitare: ci prende in giro.

Questo governo poteva nascere lo scorso anno tranquillamente. Ma l’anima di destra – checché se ne dica – della dirigenza del movimento cinque stelle (l’elettorato di Grillo è diviso e complesso) e l’azione inaccettabile dello stesso Renzi che ora si fa paladino dello spirito di sacrificio ci hanno consegnato dentro un incubo durato un anno. Non siamo nemmeno in grado di capire se carte misure prese siano state buone o meno da un punto di vista economico e sociale. Conta la terribile impressione di un mostro fuori controllo e mangia tutto che ha inebetito una intera popolazione. Un mostro che cresceva sempre di più in questa repubblica dei sondaggi e dei social e della politica trasformata dalle Tv e dai giornali in uno show continuo. O in una soap opera con l’adrenalina sempre a mille.

La politica trasformata in un mostro, un quarto varietà, un quarto reality, un quarto (no)talent, un quarto infine tragedia greca.

Ovviamente non poteva che accadere quello che piano piano si è andato delineando. Salvini con quel suo uso martellante della comunicazione social si è presentato come il vero presidente del consiglio. Il movimento gli ha ceduto un dicastero fondamentale (che errore!)

Tutti i riflettori sono andati esclusivamente su di lui. Il vero presidente del consiglio è stato oggetto di scherno per la sua irrilevanza. Che forse era apparente ma nel mondo delle apparenze (fantasmi compresi) si può finire facilmente in un incubo come quello che abbiamo vissuto.

Sondaggi a tutte le ore mostravano un Salvini sempre più in crescita ed inquietante e lui ogni giorno provava a lanciare il sasso un poco più avanti per capire dove e chi lo avrebbe fermato e sempre pronto a fare quel passetto indietro e dire: no non ci siamo bene intesi.

In realtà già alle elezioni europee – che non sono andate poi così bene per lui – è stato chiaro l’inizio di una reazione. Se tu mi spaventi, all’inizio scappo, ma poi mi fermo a ragionare e capisco che in certe situazioni bisogna attaccare, reagire e contrattare. Ne sa qualcosa Napoleone. Ma questi non conoscono nulla. Si sentono onnipotenti. E forse è meglio così.

Io non sono mai stata una sostenitrice del Pd. Credo sia il frutto di una idea falsa del compromesso storico. Che, peraltro, seppur comprensibile a livello storico, non mi ha mai convinto. Sono laica e socialista (anzi: la mia rabbia verso Craxi nasce dalla consapevolezza che per qualche piatto di lenticchie in più e più condite egli e i suoi hanno distrutto il mio partito di riferimento) e sono sinceramente liberale. Credo nelle istituzioni liberal democratiche, sono una che crede con sincerità nel progresso. Sostengo l’eguaglianza dei punti di partenza senza la quale nessuna vera libertà è possibile. E credo che la libertà non sia un diritto, ma una battaglia costante individuale e sociale, che passa attraverso l’inevitabile assunzione di responsabilità.

Ecco. In questo panorama di totale irresponsabilità mi è parso come se il Pd – con le elezioni del nuovo segretario e un certo movimento di dirigenze, ma anche con una prima timida indicazione di un programma finalmente attento all’ambiente e al lavoro (ai redditi di lavoro) – avesse capito. E non attirando troppo l’attenzione stesse avviando una ricostruzione davvero seria.

Salvini in maniera avida e stolida ha avviato questa crisi consapevole che a Zingaretti comunque sarebbe convenuto andare a votare, perché avrebbe aumentato comunque di gran lunga i consensi, perché il movimento si sarebbe polverizzato riconquistando voti a sinistra (e se non il Pd, formazioni nuove, un domani necessariamente alleate) e perché avrebbe risolto il problema dei gruppi parlamentari ancora troppo vicini a Renzi.

Ma Salvini ha dimenticato che nessuno si fa uccidere volentieri. E che a nessuno piace morire senza nemmeno tentare.

Anche lui ha mostrato tutti i limiti e l’incapacità di una formazione politica sbagliata e carente.

La sua mossa è stata talmente pretestuosa da farlo calare nei sondaggi (maledetti sondaggi) in un attimo. E gli ha fatto perdere potere.

E ho una ragionevole certezza che anche in caso di elezioni prima si sarebbe formato un governo elettorale per impedirgli di occupare il Viminale proprio durante il voto. Cosa che sarebbe stata pericolosissima.

A proposito di questo, apro la parentesi europea: personalmente ho trovato gravissimo che un ministro dell’interno durante una elezione – peraltro così importante – non fosse chiuso al Viminale a controllare che tutto procedesse. Questo senso delle istituzioni cosi basso e così ostentato mi ha ripugnato.

Se si fosse dimesso allora… ma non gli bastava e ha rotto le uova.

E basandomi solo su questo non avevo dubbi sul fatto che bisognasse andare a votare, vendere cara la pelle, lavorare ad una nuova sinistra meno parcellizzata e con delle idee. Alla ricostruzione di un’alleanza vera. Avrebbero vinto quasi sicuramente ma questa è la democrazia e intanto ci si dava del tempo a ricostruirsi. Ma anche il tempo che permettesse ai Renzi e ai Calenda (ben altra statura politica) di andare a ricostruire un centro che fosse credibile e sano e riconoscibile. Alleabile ma diverso da noi. Prima o poi Berlusconi toglierà la sua immagine da Forza Italia. Esiste un elettorato moderato. È lì che i calenda devono andare.

So che il Pd è un partito di centro sinistra e non di sinistra. Ma un partito di centro sinistra non può essere governato da Renzi. Perché Renzi non ha nulla a che vedere per formazione ed idee e retroterra con quella idea e quella tradizione. Neanche della democrazia cristiana di sinistra.

L’errore commesso da chi ha pensato che siccome era il segretario bisognasse stare dalla sua parte è che questo residuo di centralismo democratico è inapplicabile ad un democristiano di centro.

Sono quindi stata da subito contraria al cedere a questa tentazione di governo col movimento che così ha disprezzato la nostra parte politica, i nostri valori, la nostra idea di mondo. Ha disprezzato l’importanza della formazione, della cultura, della ragionevolezza.

Ha scambiato mediazione con compromesso, ha trasformato ogni argomento ragionato in una supercazzola radical chic.

Hanno offeso le donne perché troppo belle o troppo brutte. L’orrore per gli attacchi alla Boldrini e alla Boschi è stato enorme. Politicamente la Boschi è per me addirittura più pericolosa di Renzi. Ma perché devo vivere in un paese in cui si attaccano le donne perché donne e si attaccano anche famiglie fino al sesto grado di parentela? Vogliamo parlare di come è stata trattata la moglie di Renzi? Che cose brutte, Santo Cielo.

Per non parlare dei moralismi disgustosi di gente di cui non sappiamo nulla e non vogliamo sapere.

Reputazioni distrutte da una intera generazione di Masanielli poracci.

Complice ancora una volta una certa informazione gridata e sboccata.

Ho qui parlato male di una intera generazione politica. Non so nulla delle loro persone e della loro vita. Non lo voglio nemmeno sapere.

Magari saranno persone meravigliose tutte. Ma non è questo il punto.

Il giudizio è politico. Perché trasformare la politica in un’area con il pubblico pronto a lapidare i peccatori?

Allearsi con loro quindi? Pericoloso e ingiusto. E ancora una volta poi siamo noi a dover mettere a posto conti e stracci?

Poi ho pensato che sì. Che preferisco che la mia parte politica sia quella responsabile. Quella che difende la forza della cultura e delle cose fatte per bene. Del rispetto dei conti anche. Dei patti, degli impegni presi. Ho pensato che sì: che forse loro possono imparare da noi a lavorare con criterio. A studiare bene le cose. A vivere sulla pelle la necessità a volte del compromesso. Della mediazione e del farsi incontro. Ho pensato che a riportare la loro rivoluzione dentro alle istituzioni possiamo essere noi se anche noi perdiamo la nostra indignazione chic. Ho pensato che noi da loro possiamo recuperare quella spinta al cambiamento, quella spinta al “perché no?” che nella sinistra italiana sembra non esistere più.

Ho pensato che no. Non possiamo permettere che ad eleggere il Presidente della Repubblica sia un parlamento fatta a maggioranza di questa nostra orrenda destra. Che mostra i denti, che rivendica vecchi contenuti, che si fa cattiva, razzista, qualunquista. Che non si chiama fascista. Ma del fascismo dentro sente il richiamo ogni momento.

Se c’è un modo per evitare che la costituzione venga cambiata da loro allora va provato.

Sono fermamente contraria alle modifiche della Costituzione unilaterali. E trovo una baggianata populista ridurre i parlamentari in un paese di milioni e milioni di persone. E poi perché? Per fare il risparmio di Maria Cazzetta?

Però sono favorevole ad una riforma pensata, studiata, ben costruita e soprattutto condivisa …(Renzi, hai presente condivisa?)

E poi ho fretta che si interrompa l’orrore del mare. Questo blocco dei porti, questo andare contro ad ogni principio e valore dell’umanità. Questo nostro Mediterraneo devastato dal dolore, che inghiotte ogni giorno speranze sogni ricordi e amore di persone che stanno cercando di vivere. La vita è un diritto assoluto. Non voglio vivere in un Paese dove la gente è contenta che altra gente muoia. Un paese che ha fastidio di vedere immigrati per la strada perché sono scuri di pelle. No per carità. Aiuto. Basta. Cacciatelo da lì dentro. Prima possibile.

Il governo insieme?

Ci provassero, alfine.

Senza entusiasmo, ma col sorriso sì. Con una timida speranza. Quella di ricostruire un clima più sereno. Basta con questa temperatura alta ovunque. Vogliamo parlare degli inglesi? O di Trump? O della crisi in Germania?

Tutte cosette niente male che non possiamo affrontare a colpi di post su Facebook mentre si mangiano i supplì.

Proviamo. Conte ha mostrato a sorpresa – un altro furbo niente male nella migliore delle nostre tradizioni – una preparazione che rende il tutto meno inquietante. E bene ha fatto – anzi benissimo – Zingaretti a considerarlo leader di riferimento del movimento e non terzo super partes. Così come fa bene a restare fuori dal governo e a provare a continuare questa sua operazione di tessitura all’interno del partito. E anche fuori. Un giorno non lo vorrei presidente del consiglio ma sindaco di Roma. Un giorno forse vorrò uno come Sala presidente e Prodi al Quirinale. Sono uomini che non la pensano come me. Ma so che il segreto della vita – arrivata alla mia età – è non cedere mai nei propri principi ma andare sempre incontro a chi li comprende e li fa giocare con i suoi.

Però a tutti quelli che lo scorso anno non hanno votato o hanno votato Pap – che sembra il nome di un’analisi clinica – e che ora si incazzano col Pd perché non sottostà a tutte le richieste del movimento, genuflessione compresa, a tutti loro voglio dire: “dove è finita la vostra purezza, quel non piegarsi a nulla?” Perché voi non vi piegate mai ma lo pretendete da altri?

Oggi avete paura eh? Ma che ve possino ammazzà vi dico. Proprio a voi lo dico. Con affetto ma lo dico. Perché non ci voleva una laurea particolare per capire che si sarebbero alleati con Salvini e che bisognava votare qualcuno che comunque fosse rappresentato in Parlamento. Che già allora stavamo messi male. Che la democrazia era a rischio. Io personalmente sono stata aggredita per averlo detto. E quando poi l’ho ricordato sono stata trattata comunque con sufficienza. Esiste la funzione: “ho sbagliato” nel nostro cervello. Usiamola qualche volta.

Non ho simpatie per il Pd. Ma dare la colpa al Pd di questa crisi è segno della vostra cattiva coscienza. Non vi assumete la responsabilità di votare chi non è perfetto ma poi volete che questo imperfetto sia la vostra mamma che vi protegga dal lupo cattivo.

Siete degli irresponsabili cazzari.

Vediamo ora se questo governo si formerà.

E che tutti i nostri antenati (ah, gli antichi come avevano ragione a invocare gli spiriti degli antenati!) ce la mandino buona.

Lo dico pure a nome del cuore immacolato di Maria. Povera donna.

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